Ha sempre le guance mal rasate, accento plebeo, abiti bislacchi, un persistente
olezzo di sudore, ma una rara intelligenza. Infatti molti problemi che al
Principe appaiono insolubili, vengono da lui risolti lestamente: "Liberato
dalle cento pastoie che l'onestà, la decenza e magari la buona educazione
impongono alle azioni di molti altri uomini, egli procedeva nella foresta
della vita con la sicurezza di un elefante che, svellendo alberi e calpestando
tane, avanza in linea retta non avvertendo neppure i graffi delle spine e
i guaiti dei sopraffatti" (pag.163).
Ha per moglie Donna Bastiana, una bella donna, che esce soltanto per andare
alla prima messa delle cinque. Non sa leggere, non sa scrivere, non conosce
l'orologio, quasi non sa parlare. Per questo Don Calogero non la porta mai
con sé.
Egli arriva al pranzo a Villa Salina in frac: il panno è finissimo,
il modello recente, ma il taglio mostruoso.
A Donnafugata è riuscito ad impossessarsi, in breve tempo e con poco,
di molte terre. Ora le sue rendite sono quasi uguali a quelle di Don Fabrizio.
Insieme alla ricchezza però cresce anche la sua influenza politica,
tanto da dargli la certezza di diventare deputato a Torino.
Egli rappresenta l'uomo nuovo, il borghese che sorge dalla rovina della
nobiltà feudale. Non si da però delle arie, perché troppo
intelligente per farlo.
Frequentando Don Fabrizio impara che il fascino scaturisce anche dalle buone
maniere e si rende conto di quanto un uomo beneducato sia piacevole. Ha imparato
che "un pasto in comune non deve di necessità essere un uragano di
rumori masticatori e di macchie d'unto; che una conversazione può
benissimo non rassomigliare ad una lite fra cani; che dare la precedenza
ad una donna è segno di forza e non, come ha creduto, di debolezza;
che da un interlocutore si può ottenere di più se gli si dice
<non mi sono spiegato bene> anziché <non hai capito un
corno>, e che adoperando simili accorgimenti, cibi, donne, argomenti ed
interlocutori vengono a guadagnarci a tutto profitto anche di chi li ha trattati
bene" (pag.166).
Pur non approfittando subito di quanto appreso, Don Calogero da allora impara
a radersi un po' meglio ed a spaventarsi meno della quantità di sapone
adoperato nel bucato. Grazie al fidanzamento della figlia Angelica con Tancredi,
viene invitato al ballo dai Ponteleone.
Entra nel palazzo "nella di lei (di Angelica) scia, sorcetto custode di una
fiammeggiante rosa; negli abiti di lui non vi era eleganza ma decenza sì,
questa volta; solo suo errore fu quello di portare all'occhiello la croce
della Corona d'Italia conferitagli di recente; essa, per altro scomparve
presto in una delle tasche clandestine del frac di Tancredi" (pag.257). Sedara
contempla il fasto del palazzo Ponteleone: "i suoi occhietti svegli percorrevano
l'ambiente, insensibili alla grazia, attenti al valore monetario".